Carlo Onnis
2° classificato
Levigata dolcezza
Non lasciarti trattenere
dove l’orgoglio
ha messo radici
per un canto di dolore
flutti di scoglio
e accorta malinconia
agli insulti del mare.
Stendi le tue solitudini
e i desideri d’oceano
sulle mie mani
che conobbero sabbia
e restano spiaggia
d’antichi ritmi
come i tuoi.
Dimentica l’ora dei venti
l’urlo di burrasca
che scagliò pietre
per farti isola.
Levigata dolcezza
conosco le paure
l’arsura dell’attesa
le tue ferite dentro.
Sciogliti come onda
nel riflesso chiaro
della tua vera natura
in questa sera
che apre ai volti
come le dita
d’una mano sola
sui tuoi capelli corti
pensieri d’amore.
Monica Pavani
3^ classificata
Per le stelle si muore
sotto le macerie
d’un crollo
improvviso di silenzio
Così sole nella bellezza,
amarle di sanguigno amore
è sorprenderle
una volta in lutto
del loro irresponsabile
fulgore
e sospinte dalla brama
d’esser cadenti
aiutarle in processione
ad indossare
luci sobrie e vittoriose
Magica è la notte
in cui l’astro discende
a costola di terra
Più di una replica
è concessa
a chi nascostamente
apprende l’arte
di salir le scale
con un cero issato in dono,
senza vacillare
Daniela Manzini Kuschnig
6^ classificata ex aequo
Muso di cane
Sul tappeto rosso
peli di cane
da spazzolare,
fili d’argento impolverati sotto la suola
della pantofola di spugna rosa,
muso di cane
umido, morbido,
occhio di cane alle sei del mattino
ogni risveglio bavoso
vigile
intenso
occhio che apre la porta alla mia cecità.
Adriana Mosca
6^ classificata
Albero
Argentei i dorsi delle foglie luccicano
nel verde d’azzurro maculato,
danza nel vento tiepido la chioma
che maggio espande.
Rughe di saggezza dal forte tronco
salgono
alle svettanti forcelle, dove sostano
i canori figli dell’aria, le voci cucciole
affidando al fruscio.
Con la sua ombra dona pace, il
maestoso;
paziente si offre al filo del bucato,
che dondola al sole biancheggiando.
Ai suoi piedi l’oro dei ranuncoli.
Poco più in là il pozzo antico riposa,
la panchina in disuso suggerisce
abbandono.
Sonnecchia la laguna socchiudendo
l’occhio ceruleo nel meriggio.
Pier Francesco Pompei
8° classificato
Padre e figlio
Destino fu.
Preferito tra i tanti
che mai vivranno,
io per sfiorare
questa garza turchina di tempo,
questi suoni sottili
che mai saranno memoria
ma esistenza
a misura di Dio.
Due vite dovrò vivere.
Di lui
che non ho avuto animo di accogliere
in un mondo che vuole rifiutare
anche la pioggia non prevista
anche i colori
senza sonoro.
(Quegli occhi spalancati sull’orrore.
Non potere artigliare l’abbagliante
chiarore della vita.
Perché allora
doverlo intravedere?)
Doloroso infinito
se mai ti fermerai.
Roberta Milia
9^ classificata
Non c‘è nulla da fare
Non c‘è nulla da fare,
sei un delizioso mistero,
avvolto dalla coltre dell’impossibile
strappi via tutto ciò che è mio
e rimango nuda
ad ascoltare il battito del cuore
che mi ricorda la malattia d’amore
o è tutta un’illusione?
Non c‘è nulla da fare,
sei un delizioso mistero,
rendi instabili i pensieri
e poi svanisci così,
come se niente fosse,
un miraggio portato via dal vento.
Quell’istante
Quell’istante,
rasenta l’ignoto,
rimugina ogni giorno
quell’istante,
impercettibile
dilatazione del tempo
che porta alla deriva
del rimanente infinito;
quell’istante,
che sa ingannar così bene
è una sola parola,
travestita d’addio.
Pasquale Antonio Monte
10° classificato
Anatema
La tua mente sconvolta correrà nelle
nebbie dei ricordi
invocando i dolori del passato
il tuo passo dolente consumerà sentieri
d’angoscia
sulle pietre limate dal sudore dei redenti
percorrerai in silenzio
ad una ad una
le contrade dell’inferno
dove la speranza è muta e l’attesa uno
sgomento
il tuo cammino
infinito come la morte e faticoso come
la vita
ti porterà lontano
sulle vette della coscienza
raccoglierai i fiori del pensiero
come l’erba dell’eterna giovinezza
nelle viscere scomposte della mente
il tuo cuore straziato dal gelo del
rimorso
ritroverà il tepore nella frusta del
tormento
di notte in notte all’ombra del silenzio
il tuo orgoglio di pietra
sarà umiliato dalla copula dei venti
nell’estremo anelito di vita
le mani protese verso il cielo
ghermiranno un rigurgito dei tempi
dove sorpresi dal tuo lampo di memoria
i fantasmi del passato
evocheranno lo splendore dell’antica
giovinezza
e mille flauti d’argento
ti avvamperanno il cuore con le note più
struggenti.